Riprendiamo da dove ci eravamo lasciati nello scorso articolo. Dopo una rapida introduzione sulle regole della sanificazione avevamo nominato alcune tipologie di detergenti disponibili per i professionisti. Gli homebrewers però sanno bene che difficilmente avranno a disposizione detergenti a base di soda, acido nitrico/fosforico, acido peracetico… In che categorie rientrano quindi i prodotti generalmente disponibili per gli homebrewers (HB)? Come utilizzarli al meglio?

Solitamente gli HB utilizzano due prodotti: uno per rimuovere lo sporco (PBW, Chemipro® WASH, Grainfather High Performance Cleaner, etc), ed uno per sanitizzare (Starsan HB, Chemipro® SAN, Chemipro® OXI, etc.).

Per capire meglio quali sono le possibilità disponibile e come fare la nostra scelta, facciamo un elenco dei prodotti attualmente disponibili su Mr.Malt® e vediamo in breve le loro caratteristiche:

PBW: detergente della Five Star Chemicals, molto diffuso inizialmente negli USA e quindi anche in Europa. Nella composizione troviamo principalmente metasilicato di sodio, percarbonato di sodio e carbonato di sodio. L’azione alcalinizzante ne garantisce l’efficacia nella rimozione dello sporco organico, unita ad una leggera azione ossidante derivante dal percarbonato di sodio (un perossido, che ha un’azione ossidante come l’acqua ossigenata (perossido di idrogeno), anche se molto più debole). E’ compatibile con la maggior parte dei materiali, metalli leggeri, plastiche, gomme, etc. AGGIORNAMENTO: Non è compatibile con pentole che presentano il rivestimento antiaderente in Teflon, in quanto tende a staccarlo. Non danneggia tuttavia le guarnizioni o il nastro in Teflon presenti in impianti, valvole, etc. L’azione alcalinizzante non è forte come quella della soda caustica, ma è un prodotto molto più sicuro da utilizzare senza rischiare ustioni o altri spiacevoli inconvenienti. Ruolo principale: rimozione sporco organico.

Chemipro® WASH: detergente del brand Chemipro®, presenta una composizione simile al PBW: sodio metasilicato pentaidrato, carbonato di sodio, percarbonato di sodio, etc. Si basa sullo stesso meccanismo chimico del PBW, quindi valgono le sue stesse compatibilità con i materiali. Provateli entrambi per valutare con quale vi trovate meglio. Ruolo principale: rimozione sporco organico.

Grainfather High Performance Cleaner: detergente a marchio Grainfather, viene venduto come prodotto adatto alla pulizia dell’omonimo impianto All-In-One. Nella composizione troviamo solfato di sodio, sodio metasilicato e sali di fosfato. In questo caso l’azione deriva da una capacità alcalinizzante, unita ad un’azione sequestrante (capacità di legare ioni come calcio, magnesio, etc) per prevenire la formazione di incrostazioni. Indicato in particolare per pulizie tipo CIP (Clean-In-Place) con ricircolo continuo della soluzione, in acqua calda. Adatto quindi in particolare per impianti All-In-One. Ruolo principale: rimozione sporco organico.

Chemipro® Caustic: il detergente più “aggressivo” disponibile per gli HB. La composizione si basa su soda caustica, sodio metasilicato, e troclosene sodico (un composto che genera cloroattivo). Utilizzato in acqua calda è adatto per la rimozione di sporchi ostinati. Compatibile su plastiche resistenti, vetro. Contenendo cloro se ne sconsiglia l’uso su metalli leggeri o su acciai di scarsa qualità. Da utilizzare con cautela, limitando i tempi di contatto su acciai inossidabili di buona qualità, onde non provocarne la corrosione. Contenendo cloro possiede anche un’azione sanificazione. Tuttavia richiede un risciacquo MOLTO accurato. Evitare di farlo venire in contatto con acidi, in quanto genererebbe gas cloro, altamente nocivo. Ruolo principale: rimozione sporco organico. Ruolo secondario: sanificazione.

Enzybras: detergente enzimatico, particolarmente indicato per una pulizia più approfondita di zone cieche, dove non è possibile arrivare con pulizia meccanica, e dove non è possibile utilizzare altri detergenti “aggressivi” (ad esempio: ottimo per la pulizia di scambiatori di calore a piastre o tubo in tubo). L’azione si basa su un mix di enzimi in grado di degradare le macromolecole dello sporco e renderle facilmente rimovibili. Importante utilizzarlo alla corretta temperatura! Altrimenti gli enzimi non svolgono la loro azione, o in modo molto meno efficace.

Oltre a scegliere il detergente corretto, bisogna anche osservare alcune buone pratiche d’utilizzo. Innanzitutto è sempre importante leggere la scheda tecnica del prodotto, per identificare la giusta concentrazione d’uso, le temperature di utilizzo, i tempi di contatto, e la compatibilità con i materiali. Quindi preferibilmente preparare la soluzione poco prima dell’uso, ed utilizzarla in tempi brevi. Quando possibile combinare all’azione chimica anche un’azione meccanica, ossia il buon vecchio olio di gomito. Prestare comunque attenzione a non utilizzare spugne abrasive su materiali morbidi, in quanto eventuali solchi diventano presto zone difficili da pulire nelle quali può accumularsi sporco/microrganismi. In circuiti chiusi o tubazioni, dove non è possibile arrivare con un’azione meccanica, se possibile far ricircolare la soluzione per un buon intervallo di tempo (30-60 min). Periodicamente è buona norma sostituire tubi o altro materiale economico difficile da pulire (sifoni, rubinetti in plastica, guarnizioni, etc.).

Un commento su altri detergenti non specifici:

  1. Detersivo comune per piatti: per anni ho pulito fermentatori e pentole con comunissimo detersivo per piatti. Svolge il suo ruolo egregiamente, se unito ad una buona dose di olio di gomito, e su sporco non particolarmente ostico. Data l’elevata capacità schiumogena non è assolutamente adatto a pulizie tipo CIP per impianti All-In-One, o per serbatoi/bottiglie con aperture piccole, in quanto diventa un incubo da risciacquare. Un altro limite è appunto la sua limitata efficacia dove non lo si può combinare con l’azione meccanica, quindi non è il massimo per pulire tubazioni, scambiatori, etc. Nel mio caso mi torna ancora utile nella pulizia grossolana del Grainfather prima di effettuare un ciclo CIP con un detergente più specifico.
  2. Soda: qualcuno la acquista in scaglie e la utilizza per pulire l’attrezzatura. Rappresenta una sostanza pericolosa da utilizzare, quindi è bene dotarsi di dispositivi di protezione individuale (guanti, camice/grembiule, occhiali protettivi) e molta cautela. Leggere sempre la scheda di sicurezza, e ricordarsi di aggiungere la soda all’acqua, e non viceversa (altrimenti la reazione altamente esotermica può provocare schizzi di soda bollenti). Oltretutto l’assenza di additivi richiede un accurato risciacquo, e possibilmente un passaggio con un detergente acido per neutralizzarne eventuali residui e rimuovere i depositi salini che inevitabilmente lascia. Difficilmente è richiesta la forza bruta della soda a livello homebrewing, quindi tendenzialmente il rischio non vale la pena. Personalmente mi è tornata utile per pulire delle vecchie damigiane a bocca stretta che avevano contenuto vino per decenni, ma in altri casi non ne ho mai sentito il bisogno. Altri detergenti e una buona spugna rappresentano un’alternativa valida e più sicura.
  3. Bicarbonato di sodio: ogni tanto utilizzato in detergenti fai-da-te. Possiede una blanda azione alcalina, ma davvero limitata, e poco utile per la rimozione di residui ostinati. Personalmente lo ritengo più utile per altri scopi (ad esempio come agente lievitante).

Dall’elenco fatto finora qualcuno avrà notato la mancanza di detergenti acidi. In effetti non sono diffusi a livello hobbistico, anche perché spesso l’azione meccanica o i sequestranti presenti nei detergenti alcalini sono sufficienti a tenere a livelli accettabili per gli HB i depositi inorganici. Valutiamo però assieme delle possibili soluzioni fai da te, nel caso volessimo effettuare questo tipo di lavaggio con le risorse a nostra disposizione. Come dicevamo nel precedente articolo, per la rimozione dei depositi inorganici ci vengono in aiuto gli acidi. Di facile reperibilità ci sono l’acido muriatico (acido cloridrico al 10%), ma oltre ad essere una sostanza pericolosa da maneggiare, può essere estremamente corrosivo per i metalli, quindi la escludiamo subito come possibilità. Un altro acido inorganico a nostra disposizione è l’acido fosforico (presente anche a catalogo Mr. Malt®), che generalmente utilizziamo per correggere il pH in ammostamento (un’alternativa all’acido lattico). Questo rappresenta una buon potenziale detergente acido. Possiamo utilizzarlo tra il 1,5 e 3%, quindi ad esempio per preparare 5 L di soluzione, tra 75 e 150 ml. Certamente è una quantità non indifferente, tuttavia ricordo che il lavaggio acido basta eseguirlo periodicamente, quindi il costo rimane contenuto.

Considerando invece gli acidi organici, abbiamo a disposizione acido lattico, acido acetico (dall’aceto), e acido citrico (reperibile in polvere o presente nel succo di limone). Questi sono tutti acidi più deboli del fosforico, quindi le loro concentrazioni d’uso aumentano. Il più forte tra i tre è l’acido citrico, che può essere reperito in vari negozi o su internet. Dipendentemente dall’alcalinità dell’acqua utilizzata, può essere utilizzato al 3-4% per preparare una buona soluzione disincrostante. Passiamo ora a valutare i sanitizzanti.

StarSan HB: un altro prodotto della Five Star Chemicals, l’azienda produttrice del PBW. La composizione è basata principalmente su acido fosforico, acido benzensolfonico (tensioattivo1) e 1,2-propandiolo. L’azione biocida si basa sull’azione acidificante e sulla sinergia con l’alcol (1,2-propandiolo). Prodotto molto schiumogeno, il che gli permette di rimanere adeso alle superfici, facilitando il tempo di contatto necessario affinché esplichi la sua azione microbicida (1 min). Per questo stesso motivo non è adatto a circuiti CIP, dove come abbiamo visto, la schiuma non è affatto desiderata. Risciacquarlo o no? Domanda difficile… Ufficialmente il produttore lo vende negli USA specificando che non serve risciacquarlo. Attualmente nelle schede tecniche presenti in Europa (dopo il periodo in cui non è stato disponibile proprio per la mancanza di chiarezza su alcuni aspetti burocratici rispetto alle normative europee) è specificato che necessita il risciacquo. Ai posteri l’ardua sentenza.

Saniclean: stesso produttore dello StarSan HB, principio attivo molto simile, ma non schiumogeno (allo scopo viene utilizzato un tensioattivo differente). Composizione: acido fosforico, sali di sodio dell’acido (9Z)-octadecenoico solfonato, 1,2-propandiolo). Adatto per le applicazioni nelle quali non vogliamo la schiuma. Stesso discorso dello StarSan HB per quanto riguarda la necessità di risciacquarlo.

Chemipro® SAN: prodotto presentato a marchio Chemipro® dopo che la linea Five Star Chemicals non era più disponibile in Europa. Si presenta come diretto sostituto dello StarSan. Composizione a base di acido fosforico, acido dodecilbenzene solfonico (tensioattivo), cumenesolfonato di sodio (tensioattivo) e decil glucoside (tensioattivo). Il principio sanitizzante è sempre l’azione acidificante dell’acido fosforico, questa volta però non in presenza anche di alcoli, ma solamente di tensioattivi. Il produttore nella scheda tecnica specifica che è necessario il risciacquo. Anch’esso è schiumogeno, quindi possiede gli stessi pro e contro dello StarSan HB.

Chemipro® CIP: sostituto a marchio Chemipro® del Saniclean. Sanitizzante a base acida non schiumogeno. Nella composizione ritroviamo l’acido fosforico, insieme a tensioattivi diversi, atti ad evitare la formazione di schiuma (decil glucoside, 2-butossietanolo, 2-propin-1-olo). Necessita il risciacquo. Anche in questo caso stessi pro e contro del Saniclean.

Isofaster: sanitizzante a base alcolica, costituito da una soluzione di 2-propanolo. Ottimo per la sanitizzazione di piccole superfici, rubinetti, etc., va utilizzato tal quale tramite l’apposito nebulizzatore.

Il prodotto evapora completamente, quindi non necessita risciacquo.

Sanimatic: un altro sanitizzante a base alcolica, ma con una composizione un po’ più complessa: etanolo, 2-propanolo, sali di quaternari d’ammonio. Azione a più ampio spettro rispetto all’Isofaster (combina all’azione sanificante degli alcoli anche quella dei quaternari d’ammonio, composti che ritroviamo ad esempio anche nei classici disinfettanti cutanei). Tuttavia, proprio per la presenza anche di quaternari d’ammonio, necessita il risciacquo.

Chemipro® OXI: prodotto a lungo discusso. È un detergente, un sanitizzante, entrambe le cose o nessuna? L’ho lasciato per ultimo volutamente. La composizione è molto semplice: percarbonato di sodio, e carbonato di sodio in tracce (che deriva dalla decomposizione del percarbonato). Il percarbonato ha una duplice azione: alcalinizzante (in quanto il carbonato è una leggera base chimica) e ossidante (il percarbonato libera acqua ossigenata, che è un ossidante). Per questa sua composizione sulla carta è sia un detergente (per l’azione alcalina) che un sanificante (per l’azione ossidante). Tuttavia non si tratta né di un forte alcalinizzante, né di un forte ossidante. Inoltre, al contrario degli altri detergenti a base di percarbonato e carbonato visti precedentemente, non contiene coadiuvanti che ne potenzino l’azione. Proprio per l’assenza di coadiuvanti e per la natura innocua del principio attivo, non necessita risciacquo. Come possiamo sfruttarlo quindi? Sicuramente come detergente primario non è tra i migliori presenti sul mercato, meglio preferire Chemipro® WASH o PBW. Rappresenta un buon sbiancante/deodorante per plastica, oppure può tornare utile come disinfettante senza risciacquo, dove non è richiesta un’azione schiumogena. Data comunque la sua azione microbicida non tra le più efficaci, va utilizzato solamente su superfici che hanno subito una pulizia molto accurata, in modo che la contaminazione di partenza sia già molto bassa. A questo proposito, come molti l’ho utilizzato per anni come sanificante, ignaro della sua efficacia limitata. Pulivo con detersivo per piatti (molto molto accuratamente), e sanificavo con Chemipro® OXI, e non ho mai riscontrato contaminazioni. Certamente la mia esperienza personale non può considerarsi statisticamente significativa, ma data anche la sua composizione, ritengo che possa essere utilizzato come sanificante senza risciacquo alla fine di un ciclo di pulizia molto accurato. Un’altra possibilità, per chi vuole risciacquare StarSan HB, Chemipro® SAN, etc. (ma magari non ha a disposizione acqua sterile o un’acqua di rete con bassa carica microbica), sta nel fare un ultimo passaggio con Chemipro® OXI dopo il risciacquo dello StarSan HB (o Saniclean, etc.), e a quel punto evitare il risciacquo finale.

Volevo spendere qualche parola anche sulla candeggina, il cui principio attivo è l’ipoclorito di sodio. Questo tipo di detergente possiede una buona azione pulente e un’ottima azione disinfettante ad ampio spettro. Come già sottolineato precedentemente (per il Chemipro® Caustic), l’utilizzo sugli acciai va fatto con le dovute precauzioni, evitando concentrazioni molto elevate, temperature elevate, e tempi di contatto molto lunghi, che porterebbero inevitabilmente a fenomeni corrosivi. Utilizzato come disinfettante (ad esempio sulla plastica), è molto efficace, tuttavia richiede un risciacquo MOLTO accurato. Non mescolatelo con acidi (ad esempio StarSan HB, a base di acido fosforico), in quanto genera cloro gassoso, molto tossico. Può essere utilizzato per una detergenza/disinfezione periodica più approfondita per alcune componenti altrimenti difficili da pulire (rubinetti, sifoni, etc.).

Per quanto riguarda le buone norme di utilizzo dei sanitizzanti, valgono le stesse dei detergenti. Ricordo inoltre l’importanza, soprattutto in campo HB dove i sanitizzanti disponibili non sono potenti come l’acido peracetico, di effettuare la sanitizzazione su superfici già BEN PULITE. Usare un sanitizzante su superfici sporche è come far la doccia con l’impermeabile.

Spero di aver risolto qualche dubbio sulla sanificazione e sui detergenti con questa rapida carrellata dei prodotti più diffusi/utilizzati, senza avervi annoiato eccessivamente. Nei prossimi articoli cambieremo decisamente argomento! Cheers!

Note:

1tensioattivo: tipo di additivo utilizzato nei detergenti per abbassare la tensione superficiale del mezzo, ossia permettere una maggior dispersione della soluzione detergente sulle superfici. Generalmente sono molecole con una parte della struttura che presenta una polarità (zone con densità di carica elettrica positiva o negativa), e una parte invece apolare, ossia senza carica. Questa sua caratteristica permette ad esempio di favorire le interazioni tra sostanze di diversa polarità (classico esempio: acqua e grassi).

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