La prima edizione di Craft Beer Italy ha dedicato un workshop, il 23 novembre 2017, ad approfondire il tema dei concorsi birrari. A svelare i segreti del loro funzionamento e i trucchi per puntare alla vittoria quattro nomi ben noti agli homebrewers: Davide Bertinotti, Max Faraggi, Gianriccardo Corbo e Giuseppe Galati. Noi di Mr. Malt® c’eravamo, e se vi siete persi questo appuntamento siamo pronti a passarvi gli appunti…
Appassionato consumatore e produttore di birra, Davide Bertinotti mette da tempo a disposizione degli homebrewers la sua esperienza attraverso siti, corsi e manuali. A Milano ci ha introdotti nel mondo dei concorsi birrari partendo dalla logica che sta dietro alla valutazione: da un lato una prospettiva edonistica, quindi soggettiva, e dall’altro un confronto più oggettivo rispetto a dei parametri prefissati. Va tenuto presente che ogni concorso fa riferimento ad uno specifico metro di giudizio: così mentre il Campionato Italiano HB di MoBI si basa sul Beer Judge Certification Program (BJCP), a Birra dell’Anno sono richiamati i Macrostili di Unionbirrai, mentre la World Beer Cup segue le Beer Style Guidelines della Brewers Association e così via… La creazione che presentate a concorso riceverà un punteggio riferito ad ogni aspetto considerato nell’analisi sensoriale (visivo, olfattivo, gustativo, sensazioni boccali) e potrà essere sottoposta a valutazione comparata tra più birre in contemporanea. Ma tenete presente che diversi fattori possono influenzare il giudizio sulla vostra birra, dal numero dei giudici (che in base al tipo e alla fase di concorso può variare da 2 a 8) ad aspetti pratici quali: trasporto, immagazzinamento, temperatura di servizio, stato del bicchiere, modalità di mescita, agitazione della bottiglia… Perciò non trascurate questioni pratiche apparentemente banali come la comodità e rapidità nel disimballare e stappare la vostra bottiglia, consiglia Davide Bertinotti direttamente dal “backoffice” dei concorsi birrari.
Homebrewer, autore e docente, Max Faraggi si è messo dalla parte dei giudici per spiegarci come vengono valutate le birre presentate a concorso. Anzi, ha precisato che se si tratta di una competizione tra amatori, ad essere valutato è il birraio, con la sua capacità di stare al gioco e seguire le regole. È nei concorsi pro che viene, invece, valutata la birra, in primo luogo dal punto di vista edonistico, e poi sotto l’aspetto tecnico, ma con particolare riguardo ai difetti del prodotto. Nelle competizioni per homebrewers, insomma, è questione di stile: l’analisi tecnica si concentra non solo sui difetti ma anche sull’aderenza stilistica, mentre la valutazione edonistica è rilevante soprattutto per l’eccellenza. L’importante per l’homebrewer è allora conoscere davvero lo stile e inserire le indicazioni necessarie a circostanziare la classificazione della sua birra; lo stile può essere scelto anche a posteriori, con un pizzico di astuzia se necessario, ed eventualmente si può sempre ricorrere alla categoria “specialità”… Ma quali possono essere le difficoltà e i problemi di chi assaggia le nostre birre? Se il giudice è esperto, non dobbiamo temere che si faccia fuorviare dai suoi gusti personali, ma piuttosto può rivelarsi ancora più esigente negli stili che preferisce. Alla lunga, però, potrebbe faticare a distinguere birre simili, perciò preparatevi a spingervi verso i limiti dello stile per potervi distinguere, ma senza esagerare! Quello che non potete proprio prevedere è quando sarà valutata la vostra creazione, e spesso nelle prime birre il giudice non si sbilancia in positivo o in negativo, in mancanza di riferimenti. Se volete premunirvi anche rispetto a questa eventualità, potete tenere presente che a volte le birre vengono assaggiate in ordine di OG. In conclusione, Max Faraggi ribadisce che, naturalmente, la base è sempre una buona birra, senza difetti e ben caratterizzata, ma può servire anche un po’ di fortuna!
Anche Gianriccardo Corbo – degustatore, docente e coautore in alcune guide di settore – ribadisce l’importanza di conoscere gli stili per poter partecipare ai concorsi birrari. Certo bisognerà studiare i parametri tipici e gli ingredienti tradizionali, adattare il metodo produttivo, ma per capire uno stile bisogna berlo, e dopo esservi sottoposti a questo “sforzo” sarete più sicuri di iscrivere la vostra birra alla categoria giusta. Partendo dal presupposto che in media il 60% dei partecipanti ad una competizione totalizza un risultato insufficiente, Gianriccardo Corbo ha evidenziato gli errori più comuni per ogni stile, da cui ogni homebrewer potrà imparare.
- È vero, il luppolo è protagonista nelle IPA, perciò i sentori del dry hopping devono decisamente prevalere rispetto all’aroma di caramello; attenzione però a non esagerare con l’amaro e a risparmiare i nasi dei giudici dal “calzino sporco”, ovvero l’odore del luppolo ossidato.
- Realizzando una buona Stout o Porter, pensate alle caratteristiche che vorreste gustare nella bevanda italiana per eccellenza che ci ricordano, il caffè: non dovranno essere né troppo amare (a causa dei malti scuri sommati al luppolo) né troppo acide (sempre a causa dei malti scuri, che abbassano il pH), cercate di limitare l’astringenza (dovuta ai malti tostati) e attenzione che non sappia di bruciato.
- Lo stile Saison trova i suoi limiti nella sua stessa caratterizzazione, fortemente legata ai lieviti usati per produrlo, che sono tutto sommato pochi; ecco perché spesso queste birre risultano troppo uniformi e standardizzate. Ancora peggiori sono, però, gli esemplari che presentano secchezza eccessiva, alcoli superiori o sentori di solvente.
- La Blanche è fortemente contraddistinta dalle spezie che la aromatizzano, ma anche in questo caso è importante non esagerare. All’estremo opposto, questa birra non deve essere eccessivamente dolce, ovvero caratterizzata dalla mancanza dell’attenuazione e acidità adeguate.
- Infine la Pils: non presentate la vostra creazione ai giudici se è ancora troppo giovane, ovvero la lagerizzazione non è completa; guardatevi dal diacetile, il classico sapore di caramella al burro (butterscotch); evitate poi i sentori sulfurei e gli esteri.
Chi meglio di Giuseppe Galati, aka Peppo HB, homebrewer campione italiano nel 2015 ed europeo nel 2016, poteva rispondere alla domanda “perché partecipare ad un concorso birrario”? I cinque punti del suo approccio – vincente – sono divertirsi e sperimentare, far valutare la propria birra, confrontarsi con altri birrai e (perché no?) dare o avere visibilità. Anche Peppo lo conferma: per prepararsi ad un concorso è importante affezionarsi allo stile, degustare esempi capostipiti senza farsi condizionare e diversificare la singola birra, esprimendo la propria intuizione nel bicchiere. Nei confronti della propria creazione bisogna però cercare di essere imparziali, imparando a conoscerne l’evoluzione, confrontando le diverse procedure di imbottigliamento e sottoponendola ad assaggi alla cieca insieme ad una persona fidata, e se possibile da parte di publican o degustatori. Scegliere il concorso adatto a noi potrebbe non essere scontato, e ognuno ha la propria filosofia a proposito di quante birre iscrivere. Quando non vi va dritta, studiatevi le schede di degustazione, assaggiate la vostra birra soffermandovi sui punti deboli e lavorateci sopra senza stravolgere la vostra idea, dopo aver ripreso e degustato alla cieca esempi dello stile di riferimento. E se la valutazione sembra completamente errata? Allora è il caso di lavorare sulla fase di imbottigliamento e le tecniche di trasporto. Ma se invece avete successo, rifate la birra perché saranno in tanti a chiedervelo, ma non abbiate paura di variarla per migliorarla, rimarrete stupiti!